Case green: cosa sono secondo la direttiva dell’Unione Europea, quanti sono gli edifici coinvolti e quali gli interventi per migliorare la classe energetica.


Negli ultimi mesi è salita alla ribalta dell’attenzione la questione della “casa green”; ma di cosa si tratta esattamente? Quali sono gli edifici coinvolti? Quali interventi costituiscono un effettivo miglioramento della classe energetica?

Cerchiamo di rispondere con ordine a queste domande su un argomento fonte di grande interesse sicuramente a livello europeo, ma con particolari conseguenze sul patrimonio immobiliare nazionale, nel nostro caso italiano.

L’obiettivo della direttiva è di riqualificare energeticamente gli edifici esistenti, portandoli in “classe E” entro il 2030 e in “classe D” entro il 2033.

Nel caso dell’Italia, la UE considera che gli interventi possano coinvolgere più di 230.000 edifici pubblici non residenziali e 1,8 milioni di edifici residenziali privati. Se da un lato ciò è fonte di grande interesse per molti soggetti potenzialmente coinvolti, dall’altro tuttavia le nuove regole potrebbero far tirare un “sospiro di sollievo” ad almeno 3 milioni di edifici italiani, che potrebbero risultare esonerati: in particolare, stiamo parlando di edifici storici e seconde case utilizzate meno di 4 mesi all’anno. Gli interventi infatti necessitano un investimento economico importante, anche se alleggerito e sostenuto dalle politiche comunitarie.

Il focus è quindi centrato sulla sostenibilità ambientale ed energetica delle abitazioni: lo scopo è quello di promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Sicuramente il tema centrale e più dibattuto è quello relativo al “caro energia”: fra le azioni più conosciute in tal senso vi è l’acquisto di impianti fotovoltaici, operazione strategica in termini di sostenibilità ambientale ed energetica.

Qual è il primo passaggio da fare per avere una casa green? Prima di tutto dobbiamo conoscere la classe energetica dello stabile in cui ci troviamo: è fondamentale perché permette di conoscere il fabbisogno energetico, ipotetici interventi migliorativi da poter mettere in campo per avere un risparmio effettivo. Ti ricordiamo che è necessario produrre l’APE (attestato di prestazione energetica) per iniziare questo percorso di riqualificazione.

La direttiva implica che gli Stati membri dell’Unione sviluppino e presentino piani nazionali per la riqualificazione energetica in base ad un principio guida: più l’edificio “consuma”, più importante è l’intervento da eseguire. Si stima un 15% di edifici “divoratori di energia”, che andranno collocati nella classe energetica più bassa (la G in Italia).

Secondo l’Istat, il numero si attesta circa 1,8 milioni gli edifici residenziali su un totale di 12 milioni. L’obiettivo della direttiva “case green” è quello di favorire le ristrutturazioni di edifici privati e pubblici in tutta Europa, con l’obiettivo di diminuire i consumi energetici e le emissioni di CO2.

L’Unione europea vuole ridurre del 55% entro il 2030 le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990.

Dal cappotto termico, passando per la sostituzione degli infissi fino ad arrivare all’installazione di impianti fotovoltaici e pompe di calore: questi sono alcuni degli interventi che possono migliorare la classe energetica di un edifico e che esamineremo nei prossimi approfondimenti.