Il proprietario può mantenere la residenza in un immobile dato in affitto?

Quando si decide di affittare un immobile di proprietà, per trasferirsi in un’altra abitazione, una delle domande più frequenti è come ci si comporta al riguardo della residenza.  Vediamo insieme i potenziali dubbi e le relative risposte.

Posso affittare un immobile e mantenerci la residenza?

No: non si può affittare un appartamento e mantenervi la residenza: l’art. 43 codice civile riporta che “la residenza deve corrispondere al luogo in cui si dimora abitualmente.”

È chiaro che come abitazione principale non si può quindi utilizzare una casa data in affitto; inoltre, ogni cambio di residenza deve essere comunicato al Comune entro 20 giorni dall’avvenimento, non solo per ragioni di reperibilità ma anche per ciò che diritti e doveri connessi: imposte comunali, benefici fiscali per l’acquisto della prima casa etc.

Il locatore è l’unico soggetto legittimo ad avere la residenza all’interno dell’abitazione per tutta la durata del contratto di locazione. Ogni mancanza da parte del locatore nel comunicare una diversa residenza sarà soggetta alla casistica sanzionatoria del caso.


Se affitto casa e non cambio residenza cosa succede?

Il rischio principale è la cancellazione dall’anagrafe per irreperibilità, procedura che avviene su segnalazione; è obbligatorio comunicare al Comune il nuovo alloggio quando si cambia abitazione principale. Dichiarare al Comune di risiedere in un’abitazione senza che ciò coincida col vero, determina un reato di falso in atto pubblico; di solito, chi mantiene la dimora nella vecchia abitazione lo fa per motivi fiscali o per leggerezza e mancanza di attenzione. L’amministrazione comunale, in caso di verifica, può chiedere il pagamento dell’IMU e della TASI, con le relative sanzioni per gli ultimi 5 anni.


Si può affittare una stanza e mantenere la residenza?

Sì, se si desidera affittare anche solo una o più stanze dell’immobile pur continuando a viverci, la situazione si presenta ben diversa: l’affitto di una parte dell’abitazione, infatti, permette che la residenza possa essere mantenuta presso lo stesso indirizzo, a condizione però che il proprietario utilizzi l’immobile come abitazione principale.
Evidenziamo infine che non esiste una soluzione contrattuale predefinita per la locazione di parte dell’immobile; il proprietario può accordarsi con l’inquilino in base alle necessità e scegliere tra contratto a canone libero, a canone concordato, oppure transitorio secondo quanto stabilito dalla legge 431/98, che regola la locazione di unità intere.


Se prendo una casa in affitto, ho l’obbligo di cambiare residenza?

No, a condizione che l’abitazione presa in locazione non sia l’unico immobile disponibile ed in cui si abita regolarmente, qualunque sia il contratto che si sottoscrive, non è obbligatorio cambiare la residenza,


È obbligatorio il consenso del proprietario per cambiare residenza?

No: il proprietario non può impedire all’inquilino di trasferire la propria residenza, quando concede in affitto un immobile a uso abitativo.


Se il precedente inquilino non sposta la residenza, cosa si deve fare?

Il precedente inquilino è nel torto, per la legge: chi lascia un appartamento ha l’obbligo di spostare la residenza nella nuova abitazione. Se l’ex inquilino non la sposta, nemmeno su sollecito del proprietario, sarà lo stesso proprietario a comunicare per iscritto all’ufficio anagrafe del Comune la situazione, specificando tutti i fatti, compresa l’eventuale nuova dimora dell’inquilino. Il Comune inizierà le verifiche: una volta accertata la situazione, provvederà alla cancellazione anagrafica.



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